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E' successo in passato e succederΓ nuovamente in futuro
45 anni fa, il 13 agosto 1979, Business Week decretava la morte delle azioni: βThe Death of Equitiesβ
In effetti, nei 10 anni precedenti lβazionario americano (S&P 500) aveva reso lβ83%, ma a fronte di unβinflazione dellβ87%, portando quindi ad una perdita in termini reali del 4%.
Questa debacle durata unβintera decade aveva portato moltissimi investitori e lβautorevole rivista BusinessWeek a perdere la fiducia nel mercato azionario, fino a decretarne la morte.
A oltre 45 anni di distanza dallβagosto del 1979, sappiamo con certezza che si sbagliavano.
1.000 dollari investiti nel 1979 sullβazionario americano oggi varrebbero la bellezza di 175.171$, pari ad oltre 40.000$ in termini reali.
Cinquantβanni prima, il 16 ottobre 1929, Irving Fisher, stimato economista e statistico americano aveva predetto una crescita inarrestabile del mercato azionario dalle pagine del New York Times: "Stock prices have reached what looks like a permanently high plateauβ.
Tutto sommato lβeuforia era dilagante, lβindice Dow Jones Industrial Average (lβS&P 500 non esisteva ancora) era piΓΉ che sestuplicato negli otto anni precedenti, passando da 63 punti nellβagosto 1921 a 381 nel settembre 1929.
Pochi giorni dopo, il 24 ottobre, iniziΓ² il crollo che avrebbe portato il mercato azionario a perdere oltre lβ80% del suo valore nei successivi 3 anni in quello che, ancora oggi, Γ¨ il peggior calo della storia.
Nessuno aveva previsto o presagito la crisi del β29.
Oggi, con il senno di poi, ci sembra scontata.
Eβ passato quasi un secolo dal 1929, ma le emozioni che guidano gli investitori e gli errori che commettono sono sempre gli stessi.
Proiettare il recente passato nel futuro Γ¨ uno di questi e puΓ² portare a crearsi delle aspettative irrealistiche, sia in positivo che in negativo.
Come dimostrano questi due, tra i tanti, esempi nella storia βi mercati rialzisti nascono nel pessimismo, crescono nello scetticismo, maturano nellβottimismo e muoiono nellβeuforiaβ.
Come un pendolo,Β βi mercati oscillano tra un pessimismo ingiustificato e un ottimismo insostenibileβ e una delle forze che li governa Γ¨ quella del ritorno alla media.
Lβazionario americano Γ¨ cresciuto del 16% annualizzato negli ultimi 15 anni (dal marzo 2009, il momento di maggior pessimismo e il momento piΓΉ nero della Grande Crisi Finanziaria).
Il suo rendimento storico (dal 1900) Γ¨ stato del 10% circa.
Non Γ¨ sensato attendersi che la crescita possa proseguire ai ritmi degli ultimi 15 anni e non Γ¨ saggio basarsi su questi rendimenti per crearsi delle aspettative sul futuro.
Il ritorno alla media βesigeβ che i rendimenti dei prossimi 10/15 anni siano inferiori a quelli medi storici.
Non cβΓ¨ nulla di piΓΉ pericoloso oggi che investire in azioni aspettandoti rendimenti simili a quelli del recente passato o non investire per nulla in azioni perchΓ© i mercati sono ai massimi, βsono saliti troppo e quindi crollerannoβ.
Non sono i pericoli che vediamo (o crediamo di vedere) allβorizzonte quelli che causeranno i maggiori danni, ma quelli che non riusciamo nemmeno ad immaginare.
βRisk is whatβs left over after you think youβve thought of everythingβ
Carl Richards
Non so cosa ci riservi il futuro, ma so che saprΓ sorprenderci.
Buona domenica!
Grazie per aver letto
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