Newton e la mela avvelenata
"Posso calcolare il moto dei corpi celesti, ma non l'umana follia“
Biancaneve non è la sola ad aver assaggiato una mela avvelenata.
E’ capitato anche ad Isaac Newton, padre della Teoria sulla Gravitazione Universale, che alla famosa mela tanto deve.
La Compagnia dei Mari del Sud
L’Inghilterra degli inizi del 1700 era gravata da un pesante debito pubblico contratto per finanziare la guerra di successione spagnola contro la Francia.
Nel 1711, il ministro del tesoro del governo inglese decise di utilizzare la finanza creativa per risolvere il problema: fondò la Compagnia dei Mari del Sud (South Sea Company) che si accollò parte del debito pubblico e lo finanziò tramite l’emissione di azioni.
In cambio il governo avrebbe pagato un interesse del 6% (che sarebbe stato trasferito agli azionisti sottoforma di dividendo) e garantito alla società il monopolio dei traffici commerciali (e più tardi sulla tratta degli schiavi) nei mari del Sud che comprendevano il Pacifico e in particolare le coste dell’America Latina e dei Caraibi.
Gli inglesi, che avevano fondato la grandezza del loro impero sui commerci via mare, risposero con entusiasmo a questa nuova “opportunità”.
Le attività della South Sea Company non generarono mai alcun profitto. Il commercio europeo con l’America Latina era sotto l’assoluto controllo della monarchia spagnola e anche la tratta degli schiavi si rivelò poco redditizia vista l’alta mortalità durante il trasporto via nave.
Ma, grazie all’ottima pubblicità riguardo alle “enormi” opportunità offerte dal commercio con il nuovo mondo e alla connivenza di numerosi membri del governo, la fama della Compagnia crebbe negli anni e con essa il valore delle sue azioni.
Una vera e propria ondata speculativa si era impadronita della nobiltà inglese.
Nel 1720 questa ondata speculativa si trasformò in una frenesia che portò il prezzo delle azioni a crescere vertiginosamente: 128£ a gennaio, 175£ a febbraio, 330£ a marzo, 550£ a maggio.
Più il prezzo delle azioni cresceva e maggiore era l’interesse degli investitori nei loro confronti.
Tra gli azionisti era presente anche Isaac Newton, il quale, nella primavera del 1720, ritenendo che il prezzo del titolo fosse arrivato a livelli eccessivi e che il mercato stesse perdendo la testa, decise di vendere le sue azioni; realizzò così un profitto del 100% incassando 7.000 sterline, l’equivalente di 850.000 sterline di oggi.
La frenesia che circondava la Compagnia però non accennava a diminuire e il titolo continuava a crescere.
Così, solo pochi mesi dopo, travolto dall'entusiasmo selvaggio del mercato, il grande fisico decise di tornare a comprare le azioni ad un prezzo molto maggiore investendo una fortuna.
Newton era un genio assoluto della fisica eppure in questo caso fu vittima, come milioni di investitori di tutte le epoche, di due illusioni cognitive che gli psicologi comportamentali definiscono come “effetto rimpianto” ed “effetto gregge”.
Nell’agosto 1720 il prezzo del titolo raggiunse quasi le 1.000 sterline.
A fine settembre era crollato a 150 e poi precipitato a 100 sterline prima della fine dell'anno, innescando bancarotte tra quelli che avevano comprato a credito.
Fu l’epilogo della Compagnia dei Mari del Sud.
La bolla era scoppiata.
I fallimenti si estesero a banche e orafi che non potevano riavere i prestiti effettuati sul titolo. Migliaia di persone furono rovinate, tra cui molti membri dell'aristocrazia.
La sua formidabile genialità non impedì a Isaac Newton di perdere 20.000 sterline, paragonabili grosso modo a tre milioni e mezzo di oggi.
Quando gli venne chiesto un commento su quanto accaduto rispose:
“posso calcolare il moto dei corpi celesti, ma non l’umana follia”
Buona domenica!
Grazie per aver letto “Investire con Intelligenza”
Se hai trovato interessante questo articolo fammelo sapere:
lasciare un like ❤️, un commento 💬 oppure condividilo 📣
❤️ 𝐈𝐧𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚 🧠:
𝙥𝙞𝙡𝙡𝙤𝙡𝙚 𝙨𝙚𝙩𝙩𝙞𝙢𝙖𝙣𝙖𝙡𝙞 𝙙𝙞 𝙗𝙪𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙣𝙨𝙤 𝙛𝙞𝙣𝙖𝙣𝙯𝙞𝙖𝙧𝙞𝙤 📧