Quanto è facile battere il mercato?
30 anni di storia ci dimostrano che non è affatto facile
30 anni fa, il 29 gennaio 1993, veniva quotato a Wall Street il primo ETF della storia
Lo “Spider”, dall’acronimo SPDR (Standard & Poor’s Depository Receipt), replica ancora oggi l’andamento del principale indice azionario americano: l’S&P 500 (con l’acronimo SPY).
Cos’è un ETF
L’ETF è un fondo comune di investimento negoziato in tempo reale. Combina la flessibilità dei titoli quotati (come azioni e obbligazioni) con la diversificazione e l’efficienza gestionale degli strumenti di risparmio gestito.
La differenza principale che esiste tra un fondo comune e un ETF è rappresentata dal suo approccio al mercato.
Mentre un fondo a gestione attiva ha come obiettivo quello di battere il mercato di riferimento (o benchmark), l’ETF ha l’obiettivo di replicare “passivamente” l’andamento del mercato scelto (o indice).
I punti di forza degli ETF
- Liquidità: gli ETF vengono negoziati durante le normali ore di apertura del mercato spesso con grossi volumi di scambi.
- Trasparenza: gli emittenti comunicano quotidianamente l’esposizione di portafoglio, consentendo ai detentori di conoscere esattamente i titoli in cui investono.
- Costi: essendo strumenti che replicano passivamente un indice, gli ETF hanno costi molto ridotti. La commissione di gestione annua media va da 0,10% a 0,30%. Un decimo di quanto costano mediamente i fondi comuni a gestione attiva.
- Diversificazione: rispetto all’acquisto di singoli titoli, gli ETF consentono di avere un’esposizione immediata a un paniere di azioni o obbligazioni che può̀ arrivare a contenere migliaia di titoli.
- Efficienza: anche per merito dei loro costi estremamente ridotti, gli ETF restituiscono rendimenti migliori della gran parte dei fondi comuni a gestione attiva che investono sul medesimo indice o mercato.
ETF e Fondi indicizzati vs Fondi a gestione attiva
ETF e fondi indicizzati replicano “passivamente” un indice di mercato e quindi restituiscono all’investitore il rendimento dell’indice scelto.
La promessa su cui invece si basa la gestione attiva e l’industria che le ruota attorno è: “batteremo il mercato”.
Grazie alla scelta delle aziende migliori (stock picking), del momento migliore per investire (market timing) e di sofisticate tecniche di copertura faremo meglio del mercato in cui investiamo.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, nonostante l’impiego di ingenti risorse e stuoli di analisti e gestori estremamente preparati, la gestione attiva non riesce a tenere fede a questa promessa.
Come dimostrano numerosi studi, battere in mercato è estremamente difficile
Ogni anno qualcuno ci riesce, ma non riesce a farlo con regolarità o in modo prevedibile e più si allunga l’orizzonte di osservazione e più il numero dei vincitori si riduce.
Negli ultimi 10 anni i fondi europei che investono sull’azionario globale in grado di fare meglio del mercato sono stati il 2% (il 97,87% dei fondi ha fatto peggio del mercato).
Nella tabella di seguito puoi vedere i risultati dello studio Standard & Poors Indices Versus Active Funds (SPIVA) che la società effettua ogni sei mesi per comparare i rendimenti dei fondi a gestione attiva con gli indici di mercato.
Percentuale di fondi europei a gestione attiva che ha fatto peggio del mercato di riferimento; dati al 30 giugno 2022. SPIVA Europe Scorecard mid 2022: https://www.spglobal.com/spdji/en/documents/spiva/spiva-europe-mid-year-2022.pdf
Anche sul mercato americano la situazione non è molto differente.
Un recente studio di S&P Dow Jones Indices (https://lnkd.in/dPNnnMk2) che copre l’intera storia degli ultimi 30 anni evidenzia che:
- solo 2 fondi attivi su 100 che investono nelle grandi capitalizzazioni USA sono stati capaci di battere l'indice
- solo 10 fondi attivi su 100 che investono su tutte le azioni americane hanno battuto l'indice
- il 59% dei fondi che hanno cominciato questo viaggio nel 1993 non sono sopravvissuti
- il 57% dei fondi ha sottoperformato di oltre l'1% all'anno rispetto all'indice
Nel 1993 investire in uno strumento che replicava passivamente un indice di mercato era visto come un’ammissione di sconfitta: accontentarsi di ottenere rendimenti nella media.
A distanza di 30 anni possiamo dire che “accontentarsi” avrebbe evitato parecchie delusioni.
Investendo in uno strumento che replica un indice non si può battere il mercato.
Ma investendo in uno strumento che replica un indice si possono ottenere risultati migliori del 90% degli investitori professionisti.
Quel che è peggio per gli investitori italiani è che il costo dei fondi a gestione attiva in Italia è tra i più alti al mondo. A dirlo è l’ultima edizione del report biennale Global investor experience di Morningstar.
Tre curiosità sugli ETF:
1. Gli ETF hanno avuto una fortissima crescita dal 1993 e ad oggi vi sono investiti circa 10 TRILIONI di dollari in tutto il mondo. Queste masse, per quanto sorprendenti, sono ancora ben lontane da quelle dei cugini fondi a gestione attiva che possono contare su 23 TRILIONI di dollari.
2. Il primo ETF è stato quotato in Italia nel 2002; a distanza di oltre 20 anni, il patrimonio investito in ETF nel nostro paese è pari a 109 miliardi, il 2,2% della ricchezza complessiva pari a 4.911 miliardi. Dati Borsa Italiana e ABI.
3. ETF è sinonimo di investimento passivo e indicizzato, ma l’associazione non è sempre corretta. Ogni anno lo SPY è tra i titoli più compravenduti con milioni di transazioni ogni giorno. Non proprio un esempio di investimento passivo.
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