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Sei un investitore attivo o passivo?
Di solito questo quesito si riferisce all’utilizzo di strumenti a gestione attiva piuttosto che strumenti a gestione passiva (o meglio, indicizzati) per investire sui mercati finanziari.
I primi cercano di battere il mercato su cui investono mentre i secondi replicano passivamente un indice di mercato.
Il dibattito è sempre attuale, soprattutto in Italia, dove l’offerta si concentra in modo schiacciante su strumenti a gestione attiva, più costosi per gli investitori e remunerativi per chi li propone.
I maggiori costi sono giustificati da maggiori rendimenti o da una maggiore stabilità?
Insomma, meglio affidarsi ad un gestore che provi a battere il mercato, o meglio replicare semplicemente l’andamento di quel mercato?
La domanda è centrale, ma non risolve la dibattito tra investimento attivo e passivo.
Più che una questione di strumenti ritengo si tratti di un tema di approccio al modo di investire.
Ma andiamo con ordine:
meglio utilizzare strumenti a gestione attiva o indicizzati?
Bada bene, non si tratta di una mia opinione;
i numeri ci dicono in modo incontrovertibile che:
la gran parte dei gestori attivi NON batte il mercato per la gran parte del tempo.
S&P Dow Jones Indices (il maggiore provider di indici al mondo e la società che si occupa, tra gli altri, della gestione degli indici S&P 500 e Dow Jones Industrial Average) da 20 anni conduce regolari studi sull’andamento dei fondi a gestione attiva in tutto il mondo.
Ogni 6 mesi pubblica uno studio (SPIVA – Standard & Poors Indices Versus Active) che analizza il comportamento dei fondi a gestione attiva rispetto all’andamento dei mercati su cui investono per capire quanti di essi mantengono la promessa su cui si basano: battere il mercato.
In soldoni, la conclusione di questi studi è sempre la medesima:
la gran parte dei gestori NON batte il mercato per la gran parte del tempo.
Più in dettaglio:
Pochi fondi battono il mercato. Ogni anno ci sono fondi che battono il mercato. Ma più si allunga l’orizzonte temporale e minore è il loro numero. Su orizzonti di 10 anni, i fondi in grado di fare meglio del mercato su cui investono sono una sparuta minoranza.
La gestione attiva non è in grado di proteggere dai cali dei mercati e non riduce la volatilità. La gran parte dei fondi, oltre a non fare meglio del mercato, espongono ad una maggiore volatilità.
Non ne vale la pena. Non solo è molto difficile trovare fondi che battono il mercato, ma la ricompensa è molto minore rispetto al costo di un fondo che sottoperforma il mercato. I pochi fondi che sovraperformano, non fanno molto meglio del mercato. L’underperformance invece è molto pronunciata.
I buoni risultati dei pochi gestori che battono il mercato in brevi periodi non è dovuta alla bravura, ma alla fortuna. Se la sovraperformance fosse dovuta alla bravura dovrebbe essere costante nel tempo e quindi i fondi migliori in un periodo dovrebbero essere i migliori anche in quello successivo. I dati ci dicono che così non è.
Per approfondire: Quanto è facile battere il mercato? 30 anni di storia dimostrano che non è affatto facile
Oltre al dibattito tra strumenti a gestione attiva o passiva
Una volta chiarito da che parte stanno le evidenze empiriche, possiamo tornare alla domanda di partenza: “Sei un investitore attivo o passivo?”
Il problema è che ogni scelta d’investimento è una scelta attiva:
quanto azionario/obbligazionario avere in portafoglio
che strumenti utilizzare: ETF, fondi, polizze, azioni, obbligazioni?
su che indici investire: azionario globale ACWI o azionario paesi sviluppati?
quanto investire: inizio oggi, oppure “aspetto che le cose migliorino”?
in che modo farlo: tutto in una volta o un po' alla volta?
ribilanciare il portafoglio? Con che frequenza? Con che regole?
Le domande che richiedono una risposta per poter investire sono numerose e ognuna delle scelte che ne consegue è una scelta ATTIVA.
Persino la scelta di NON investire è una scelta attiva!
La differenza non sta tanto negli strumenti che utilizzi, ma nell’approccio.
Si può essere investitori pazienti e disciplinati (buy and hold) utilizzando strumenti a gestione attiva, come i fondi, esattamente come si può fare trading con strumenti a gestione passiva come gli ETF (anche se in realtà esistono anche ETF a gestione attiva).
La differenza molto spesso non sta negli strumenti, ma nell’uso che se ne fa.
I punti che differenziano una gestione attiva da una passiva sono tre: i costi (alti vs bassi), la frequenza dei movimenti (elevata vs bassa) e su cosa si basano le decisioni (sulle previsioni o su regole).
I gestori attivi tradizionali tendono a posizionarsi dalla parte sbagliata di questi confronti, mentre i fondi indicizzati sono solitamente dalla parte favorevole.
Ciò spiega in parte perché ci si concentra così tanto su "attivo contro passivo", ma semplificandolo in questo modo si tralasciano molti dettagli importanti.
Vediamo più nel dettaglio questi tre punti:
Alti costi vs bassi costi
L’importanza di contenere e mantenere sotto controllo i costi degli investimenti è stata evidenziata già nel 1966 dal premio Nobel William Sharpe nei suoi studi sulla performance dei fondi. I maggiori costi (a volte molto maggiori) dei fondi a gestione attiva rispetto agli strumenti indicizzati danneggiano direttamente i risultati ottenuti. Più paghi e meno ti ritroverai in mano.
Non c’è da stupirsi che il miglior indicatore per capire quali saranno i fondi che si comporteranno meglio in futuro sia quello dei costi: minori i costi e migliori le performance future.Movimentazione elevata vs bassa
Il turnover misura la frequenza con cui vengono sostituiti i titoli all’interno di un portafoglio nell’arco di 12 mesi e rappresenta una buona cartina di tornasole dei costi sostenuti dai fondi.
Un fondo con un turnover contenuto indica una strategia buy and hold (compra e mantieni). Un turnover elevato implica una strategia maggiormente attiva (a volte frenetica) con una maggiore quantità e frequenza di acquisti e vendite.
Ciò porta ad un aumento dei costi e degli oneri fiscali a discapito del rendimento.
Le evidenze suggeriscono che i fondi azionari con un maggiore turnover hanno minori probabilità di battere il mercato su cui investono.
Il medesimo ragionamento può essere fatto per i singoli investitori: più operazioni equivalgono a maggiori costi e tasse. La differenza è che i gestori di fondi hanno una tassazione più favorevole e sostengono costi molto minori rispetto ad un singolo investitore/trader. Se un’elevata attività nuoce al rendimento dei fondi, figuriamoci cosa può voler dire per chi fa da sé.Decisioni basate su previsioni vs decisioni basate su regole condivise
La gestione attiva di norma si basa sulla scelta dei “titoli vincenti”, del “tempismo migliore per investire” e del settore/regione/asset da preferire in un dato momento.
Purtroppo i mercati finanziari sono sistemi adattivi complessi il che rende quasi impossibile prevederne il comportamento. Inoltre l’altissima concorrenza tra gestori attivi rende sempre più difficile sfruttare le inefficienze dei mercati.
I dati SPIVA sulle performance dei fondi attivi rispetto ai mercati in cui investono la dice lunga in proposito.
D’altro canto, un approccio basato sulla definizione di obiettivi con orizzonti temporali congrui, dell’asset allocation più adatta per raggiungerli e di regole per ribilanciare il portafoglio non richiede complicate previsioni sulla direzione dei mercati. Si limita a definire delle regole di “buon comportamento” e lasciare che la crescita dei mercati faccia il resto.
Meno scelte dall’esito incerto equivale a meno probabilità di commettere costosi errori.
Non c’è nulla di male nel tentare di battere un indice o di fare meglio degli altri.
Semplicemente le probabilità sono contro di te.
Investendo in uno strumento che replica un indice non si può battere il mercato.
Ma investendo in uno strumento che replica un indice si possono ottenere risultati migliori del 90% degli investitori professionisti.
Gli strumenti indicizzati (che si tratti di fondi o di ETF) sono una delle più rivoluzionarie invenzioni nel campo finanziario, ma non sono perfetti e non possono garantire un approccio paziente e disciplinato all’investimento.
Vanno nella giusta direzione, ma sono solo degli strumenti.
E come tutti gli strumenti, possono essere utilizzati in modo corretto oppure in modo sbagliato.
Sta a te fare il resto del lavoro.
Buona domenica!
Fonti:
Europe Persistence Scorecard 2022
SPIVA Institunional Scorecard 2021
Rick Ferry and Alex Benke, A Case for Index Fund Portfolios
BogleHeads Podcast Active vs Passive
Morningstar: ancora una sconfitta per i gestori attivi
Morningstar European Active/Passive Barometer
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