Il mercato azionario globale è cresciuto di oltre il 10% dall’inizio dell’anno
Buona parte di questo rendimento è attribuibile ad una manciata di titoli: i Magnifici 7.
Si tratta dei giganti della tecnologia americani: Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia, Google (Alphabet) Meta (ex Facebook) e Tesla.
Questi 7 titoli da soli rappresentano oltre il 15% della capitalizzazione azionaria globale e hanno registrato una crescita del 71% da inizio anno.
Se ad essi aggiungiamo Taiwan Semiconductor, SAP e ASML Holdings, questi 10 titoli sono responsabili dell’87% della crescita dell’intero indice azionario globale.
Ciò vuol dire che, tolti questi 10 titoli, il mercato azionario globale ha avuto un rendimento vicino allo 0%.
10 titoli su 3.000
Il 3% delle grandi aziende quotate al mondo è responsabile di quasi tutto il rendimento del mercato azionario da inizio anno.
Pazzesco vero?
Non proprio.
Già, perché dal 1990 al 2020 l’intero rendimento ottenuto dal mercato azionario globale è dovuto al 2,4% dei titoli (circa 1.500 su 64.000).
E dal 1926 al 2017 l’intero rendimento del mercato azionario americano è dovuto al 4% dei titoli (un migliaio su 26.000).
Il fatto che il rendimento del mercato azionario sia generato da una sparuta minoranza di titoli non è l’eccezione, ma la regola.
E non me lo sono sognato stanotte, lo ha documentato il professor Hendrik Bessembinder dell’Università dell’Arizona in due noti studi:
“Do Stocks Outperform Treasury Bills?” (Le azioni rendono più delle obbligazioni a breve termine?) del 2018
e
“Long-term shareholder returns: Evidence from 64,000 global stocks” (Rendimenti di lungo termine: evidenze da 64.000 azioni globali) del 2020
Un altro fatto ben documentato da questi studi è che circa la metà delle azioni fornisce rendimenti negativi e una società quotata su venti fallisce.
Se ti sembra di aver già letto da qualche parte qualcosa del genere, probabilmente è così: "Non esistono pasti gratis". Il rapporto tra rischio e rendimento. E perché le azioni non sono sempre vincenti nel lungo periodo
La morale è che non aver investito in quei pochi titoli responsabili della gran parte del rendimento del mercato azionario porta a risultati deludenti (proprio come quelli dei fondi azionari in cui hai investito nel corso degli anni).
Questo è il motivo per cui investire in singoli titoli è un’attività dannatamente complicata e che, nella stragrande maggioranza dei casi, porta ben poche soddisfazioni.
Se è vero che “la diversificazione è l’unico pasto gratis in finanza”, sono veramente pochi gli investitori ad aver compreso quanto sia rischioso detenere posizioni molto concentrate in singoli titoli.
E quelli che lo sanno, probabilmente lo hanno scoperto a loro spese.
La diversificazione non riduce semplicemente il rischio complessivo di un portafoglio. In molti casi aumenta anche i rendimenti.
“The results help to explain why active strategies, which tend to be poorly diversified, most often underperform.”
I risultati aiutano a spiegare perché le strategie attive, che tendono ad essere poco diversificate, nella gran parte dei casi sottoperformino il mercato.
For individual investors: “The results reinforce the desirability of having a well-diversified portfolio, which increases the chances that some of your stocks will become big performers, and of the buy-and-hold strategy.”
Per gli investitori individuali: i risultati sottolineano l’importanza di avere un portafoglio ampiamente diversificato, il che aumenta le probabilità che alcune delle azioni che detieni avranno dei rendimenti estremamente elevati, e di adottare una strategia di lungo periodo.
Cosa ci dice questo sui Magnifici 7?
Il fatto che i guadagni del mercato azionario siano dovuti a pochi titoli è la norma, non l’eccezione.
Il peso dei giganti americani della tecnologia, e del mercato azionario americano in generale, rispetto a quello globale è molto elevato: i Magnifici 7 rappresentano il 30% dell’ S&P500 e il 17% dell’azionario globale.
La preoccupazione è che un loro crollo avrebbe un effetto molto negativo sul mercato azionario nel suo complesso.
Si tratta di una preoccupazione fondata e che dovrebbe indurre alla cautela, ma senza generare allarmismo.
Non è il caso di correre a vendere tutto perché nel 2022 i Magnifici 7 hanno perso il 46% e sia l’S&P500 che l’azionario globale (ACWI in dollari) “solo” il 18%.
Se si guarda alla performance negli ultimi 2 anni, l’andamento dei Magnifici 7 non è così eccezionale.
E’ però doverosa molta cautela perché è fisiologico che, dopo una corsa del genere e viste le loro valutazioni non proprio a buon mercato, alcuni di questi titoli sono destinati a incontrare qualche battuta d’arresto.
Questi colossi hanno sfidato a lungo la forza di gravità e prima o poi dovranno tornare con i piedi per terra.
Ma quando ciò avverrà altri titoli colmeranno il vuoto e saliranno alla ribalta.
Se volete provare ad indovinare chi saranno, lo fate a vostro rischio e pericolo!
Microsoft è l'unico titolo a figurare nella top 10 dell'S&P 500 nel 2000.
Insieme a lei troviamo nomi come General Electric, Citigroup e Cisco.
Tutte società che negli ultimi 20 anni non se la sono passata bene.
Ma nuovi giganti si sono fatti avanti e hanno preso il loro posto.
Concentrazione e diversificazione
La concentrazione può portare alla ricchezza, ma è molto più probabile che porti alla rovina.
Detenere posizioni concentrate nel mercato azionario ti dà l’opportunità di sovraperformare ma aumenta anche le tue possibilità di sottoperformare con un ampio margine.
Il problema nel cercare di ottenere risultati migliori attraverso la concentrazione è che le probabilità sono contro di te.
Per ogni Warren Buffett, ci sono migliaia, centinaia di migliaia di altri investitori che hanno tentato e hanno fallito.
Non sentiamo mai parlare dei perdenti.
La diversificazione non solo aiuta a gestire il rischio in un portafoglio, ma aumenta anche il rendimento dandoti maggiori probabilità di possedere i titoli vincenti.
Buona domenica!
Grazie per aver letto “Investire con Intelligenza”
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