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Buone e cattive notizie
Dopo un 2022 molto negativo, i fondi pensione tornano a crescere.
La crescita Γ¨ evidente quando si guarda ai rendimenti registrati nel 2023, in linea con lβandamento positivo dei mercati finanziari e in controtendenza rispetto allβanno precedente.
La commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) certifica risultati positivi per tutte le tipologie di fondi pensione (Negoziali, Aperti e PIP) e per tutti i comparti (garantiti, obbligazionari, bilanciati e azionari).
Torna inoltre ad allargarsi la differenza di rendimento tra TFR e fondi pensione, a favore di questi ultimi.
Nel 2023 il TFR lasciato in azienda si Γ¨ rivalutato solo dellβ1,6% contro il 6,7% medio dei Fondi Negoziali, il 7,9% dei Fondi Aperti e lβ8,3% dei PIP (i fondi pensione assicurativi).
Ma trattandosi di investimenti intesi per il medio-lungo periodo, ciΓ² che conta non sono tanto i rendimenti registrati lβanno scorso, ma quelli degli ultimi 10 anni.
Nellβultima decade il TFR si Γ¨ rivalutato in media del 2,4% allβanno.
PiΓΉ delle linee garantite e di quelle prevalentemente obbligazionarie dei fondi pensione e in linea con i comparti bilanciati.
A fare molto meglio sono stati i comparti azionari (o prevalentemente azionari), che si sono rivalutati in media tra il 4,2% e il 4,5% allβanno.
Questo andamento conferma il principio per cui, su orizzonti di tempo medio/lunghi, assumersi maggiori rischi porta a rendimenti piΓΉ elevati.
Nel grafico che segue, tratto dalla Relazione Annuale di COVIP del 2022, puoi vedere come, al crescere della componente azionaria del fondo pensione, crescano anche i rendimenti.
I dati degli ultimi 10 anni confermano che la scelta di lasciare il TFR in azienda o di versarlo in un comparto garantito o obbligazionario di un fondo pensione ha senso solo se si Γ¨ prossimi alla pensione, mentre non Γ¨ una scelta ottimale se mancano ancora molti anni al raggiungimento dei requisiti pensionistici.
Al di lΓ di questi dati, possiamo evidenziare alcune (poche) buone notizie e diverse cattive notizie sul tema previdenziale.
Le buone notizie
La crescita del 2023 non si ferma ai rendimenti dei fondi pensione.
A crescere sono anche:
il numero delle posizioni aperte: +4% rispetto a fine 2022, per un totale di 9.610 mila aderenti
i contributi versati: +5,7%, pari a 14,677 miliardi di euro
le dotazioni complessive della previdenza complementare: +8,2%, per un totale di 222 miliardi di euro
Le cattive notizie
Nonostante i dati molto positivi del 2023, restano diverse criticitΓ .
Il problema della gestione attiva nei fondi pensione
Purtroppo i fondi pensione di tutte le categorie pagano lo scotto della gestione attiva; anche i fondi pensione negoziali che hanno costi simili a quelli di un ETF.
Se in media i comparti azionari dei fondi pensione aperti (i migliori per rendimento) sono cresciuti del 4,5% allβanno, un semplice portafoglio in ETF composto dal 70% di azionario globale e 30% di obbligazionario europeo nellβultima decade ha reso piΓΉ del doppio, oltre il 9% allβanno!
Molti versamenti su fondi costosi
Oltre un terzo dei contributi versati nel 2023 (5,1 miliardi su 14,67) va a finire nei PIP, che sono la forma di previdenza complementare con i costi mediamente piΓΉ alti.
Mentre i Fondi Pensione Negoziali (FPN) presentano i costi piΓΉ contenuti, i PIP hanno costi molto piΓΉ elevati, in molti casi astronomici.
I PIP hanno 3,7 milioni di aderenti.
La gran parte dei quali (2,4 milioni) sono lavoratori dipendenti che, in quanto tali, hanno la possibilitΓ di accedere al Fondo Pensione Negoziale della loro categoria e risparmiare in media lβ1,5% di costi allβanno.
Bassa esposizione allβazionario
Il fondo pensione Γ¨ una forma dβinvestimento che ha di norma un orizzonte temporale medio/lungo.
Vista la forte relazione tra esposizione azionaria e rendimenti evidenziata in precedenza, la gran parte degli aderenti alla previdenza complementare trarrebbe giovamento dallβinvestire in comparti azionari o bilanciati.
Come illustra in modo molto chiaro lβimmagine che segue, lβesposizione allβazionario nei fondi pensioni degli italiani Γ¨ invece molto contenuta.
Se per un 65enne avere unβesposizione azionaria del 10% Γ¨ un scelta sensata, per un 40enne investire in un comparto con il 30% o meno di azionario ha invece poco senso.
A 40 anni si hanno davanti ancora tra i 25 e i 30 anni di lavoro e di contributi e lβinteresse prevalente dovrebbe essere far crescere il piΓΉ possibile la propria posizione previdenziale.
Negli ultimi 10 anni i comparti garantiti e obbligazionari non sono nemmeno riusciti a tenere il passo dellβinflazione.
CiΓ² vuol dire che i risparmi che vi sono stati versati, negli ultimi 10 anni hanno perso valore!
Bassa partecipazione
La partecipazione della forza lavoro alla previdenza complementare Γ¨ molto, (troppo!!!) bassa.
A fine 2022, a fronte di 25 milioni di lavoratori, solo uno su tre risultava iscritto alla previdenza complementare e solo uno su quattro versava dei contributi.
Contribuisce meno chi ne avrebbe (avrΓ ) piΓΉ bisogno
Un dato molto preoccupante Γ¨ che il tasso di partecipazione alla previdenza complementare tra chi ha appena iniziato a lavorare (fascia 15-24 e 25-34 anni) Γ¨ ampiamente inferiore al 30%.
Ed Γ¨ proprio chi ha cominciato da poco a lavorare che avrΓ piΓΉ bisogno di unβintegrazione alla pensione pubblica!
Tra gli iscritti alla previdenza complementare solo il 18% ha meno di 35 anni.
Inoltre, i lavoratori autonomi, che potranno godere di una pensione pubblica molto inferiore rispetto a quella dei lavoratori dipendenti, versano meno contributi alla previdenza complementare di questi ultimi.
Il contributo medio annuo dei lavoratori autonomi si ferma a 2.660 euro contro i 2.860 euro dei lavoratori dipendenti.
Poche risorse dedicate alla previdenza complementare
La sproporzione tra le risorse versate allβINPS per la pensione pubblica e quelle dedicate alla previdenza complementare Γ¨ ENORME.
Oltre un terzo del nostro reddito finisce nelle casse dellβINPS, mentre le dimensioni della previdenza complementare sono molto contenute rispetto al PIL del nostro paese (meno del 10%).
Di seguito i dati relativi a diversi paesi OCSE tra cui spicca quello italiano (evidenziato in rosso):
Questo vuol dire che gli italiani (volenti o nolenti) mettono nelle mani dellβINPS buona parte del destino della loro pensione.
E non si tratta di mani molto affidabiliβ¦
Settimana prossima vedremo perchΓ© e qual Γ¨ la situazione del sistema previdenziale italiano.
CONCLUSIONE
Oggi piΓΉ che mai Γ¨ importante pensare alla tua situazione previdenziale.
La questione Γ¨ ancora piΓΉ urgente se sei giovane e/o un lavoratore autonomo, oppure se non lo hai mai fatto.
Cosa dovresti evitare:
lasciare il TFR in azienda (tranne in rari casi) non Γ¨ la scelta ottimale
essere troppo prudente; soprattutto se ti mancano piΓΉ di 20-25 anni alla pensione, scegli un comparto azionario o bilanciato in cui versare TFR, contributo del datore di lavoro e contributo volontario e poi riduci progressivamente lβesposizione al rischio con il passare degli anni.
Diversi fondi pensione (purtroppo solo una minoranza) mettono a disposizione degli iscritti un programma Lifecycle;
questo sistema permette di destinare automaticamente i contributi versati al fondo pensione nel comparto piΓΉ adatto alla tua etΓ , prediligendo il comparto con la maggior esposizione allβazionario quando sei giovane e spostandoli poi a comparti con un profilo di rischio progressivamente piΓΉ basso mano a mano che ti avvicini allβetΓ pensionabile.ignorare lβimpatto dei costi sui rendimenti; se hai giΓ aderito ad un fondo pensione o ad un PIP, verifica quali sono i suoi costi. Lo puoi fare facilmente cercando la βScheda Costiβ sul sito COVIP. Qui trovi specificati tutti i costi a cui sei soggetto e un comodo indicatore (ISC - Indicatore Sintetico dei Costi) che li raggruppa tutti e ti fa vedere quanto incidono su vari orizzonti temporali (2, 5, 10 e 35 anni). Grazie allβISC Γ¨ molto semplice comparare i costi di diversi fondi pensione.
Cosa devi fare adesso:
1-Β Capisci quanto stai versando alla previdenza complementare tramite TFR, contributi volontari e contributo aziendale
2-Β Verifica che lβesposizione azionaria del tuo fondo pensione sia adeguata alle tue esigenze e al tuo orizzonte temporale
3-Β Verifica i costi e i rendimenti storici del tuo fondo pensione e valuta se non ci siano alternative migliori a disposizione
4-Β Simula quando potrai andare in pensione e a quanto ammonterΓ il tuo assegno pensionistico (INPS - La mia pensione futura e EPHESO - Calcola la tua pensione)
5- Simula la rendita che potrai ottenere dalla previdenza complementare in base ai tuoi versamenti attuali (QUI un simulatore)
6- Ora chiediti: la somma dellβassegno INPS e della rendita derivante dai contributi che versi alla previdenza integrativa sarΓ sufficiente a garantirti una vecchiaia dignitosa e senza rinunce?
Se la risposta non Γ¨ un deciso SIβ, Γ¨ il caso di prendere provvedimenti per tempo (oggi)
Ne va del tuo futuro!
Se hai difficoltΓ nel valutare questi aspetti non abbandonare i tuoi buoni propositi, ma chiedi aiuto ad un esperto.
Buona domenica!
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Come costruire un futuro piΓΉ ricco e sereno: la storia di Marco e Sara
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Grazie per aver letto βInvestire con Intelligenzaβ
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