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Nel mese di febbraio di questβanno si Γ¨ conclusa la peggior bolla finanziaria dellβultimo secolo.
Il mercato azionario giapponese Γ¨ tornato ai livelli toccati alla fine del 1989.
Ci sono voluti oltre 34 anni perchΓ© lβindice Nikkei recuperasse quota 39.000.
Oltre che una bolla finanziaria, quella del secondo dopoguerra in Giappone Γ¨ stata una bolla immobiliare.
Dalla metΓ degli anni β50 a fine anni β80 il prezzi immobiliari erano cresciuti di 50 volte contro un costo della vita che era solo raddoppiato.
Nel 1990 il valore complessivo di terreni e immobili in Giappone fosse 4 volte quello degli Stati Uniti, nonostante unβestensione e una popolazione molto inferiori. Si stima che il solo Palazzo Imperiale valesse piΓΉ dellβintera California.
Prima del crollo il mercato azionario nipponico era cresciuto a ritmi impressionanti per due decenni: +15,2% medio annuo dal 1970 al 1989, per un totale di +1595%.
Le valutazioni delle societΓ giapponesi in quegli anni fanno impallidire quelle delle aziende tecnologiche americane al picco della bolla tecnologica dei primi anni 2000.
Nel 1989 lβindice Nikkei aveva un P/E superiore a 60 e un CAPE pari a 78. A cavallo tra 2000 e 2001 lβazionario americano Γ¨ arrivato βsoloβ a 47 (P/E e CAPE sono due indicatori delle valutazioni di un titolo, indice o mercato, ne ho scritto QUI).
Nel 1990 ben 8 delle 10 piΓΉ grandi aziende quotate del mondo erano giapponesi.
Nel 1980 lβazionario giapponese rappresentava il 15% dellβmercato globale.
Nel 1989 era arrivato ad oltre il 44%.
Oggi la borsa di Tokyo rappresenta poco piΓΉ del 6% del azionario mondiale.
Dal picco raggiunto a dicembre 1989 la borsa giapponese perse il 60% in meno di tre anni (settembre 1992) e dopo 14 anni (aprile 2003) era crollato nel complesso dellβ80%. Ma toccΓ² il punto piΓΉ basso solo sei anni dopo, nel febbraio 2009 (-82%).
34 anni per ritornare in pari sono piΓΉ di quanto qualunque investitore puΓ² sopportare.
E questo senza tenere conto dellβinflazione.
Se lo facessimo, un investitore che fosse stato investito sul mercato azionario giapponese nel 1989 non avrebbe ancora rivisto il valore dei suoi risparmi di allora.
CONCLUSIONE
La vicenda del mercato azionario giapponese dovrebbe suonare come un monito per tutti gli investitori di oggi e di domani.
Per quanto un settore, un mercato o persino unβeconomia possano sembrare invincibili e inarrestabili, non esistono certezze assolute o investimenti infallibili.
Negli anni β80 sembrava che il Giappone sarebbe arrivato a contendere il primato mondiale allβeconomia americana, il valore di terreni e immobili cresceva a dismisura da decenni e cosΓ¬ il suo mercato azionario.
Ma questa crescita smisurata ha portato ad una crisi durata decenni.
La lezione per gli investitori e il miglior vaccino per evitare di vivere unβesperienza del genere con i tuoi risparmi Γ¨ semplice:
diversifica, diversifica, diversifica (e usa il buon senso).
Investire in un solo paese, settore o, peggio ancora, titolo, ti espone a rischi enormemente superiori rispetto allβinvestire in un mercato globale.
Durante i primi anni del crollo del mercato giapponese, tra dicembre 1989 e luglio 1992, lβindice Nikkei Γ¨ precipitato del 60%; nello stesso periodo lβazionario globale (MSCI All Country World) ha perso il 20% ed Γ¨ poi tornato in pari in meno di un anno (marzo 1993).
Se tu avessi investito 10 mila euro a dicembre 1989 nellβazionario giapponese, dopo 5 anni ti saresti trovato con meno di 8 mila euro (-20%). Se avessi investito sullβazionario globale, dopo 5 anni avresti avuto 12.000 euro (+20%).
E ricorda che a fine 1989 lβazionario nipponico rappresentava quasi la metΓ dellβindice globale.
PiΓΉ un'investimento appare irresistibile ed Γ¨ sulla bocca di tutti e maggiore dovrebbe essere la tua cautela.
Persino Isaac Newton lo ha scoperto a sue spese tre secoli anni fa.
Ricorda le parole di Warren Buffett:
βBe greedy when others are fearful
and be fearful when others are greedyβ
Sii avido quando gli altri hanno paura e timoroso quando gli altri sono avidi.
Buona domenica!
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