Il peggior nemico di ogni investitore
Benjamin Graham, autore de “L’Investitore Intelligente” e maestro di Warren Buffet sosteneva che:
"Il problema principale dell'investitore, e anche il suo peggior nemico, è probabilmente se stesso"
Purtroppo aveva ragione.
Nella vita di un investitore la principale determinante di quello che sarà il suo risultato finale, in termini di capitale accumulato, di rendimenti e, più in generale, della sua esperienza come investitore, dipende dai suoi comportamenti, dalle sue scelte.
Quanto risparmiare, quanto investire, quanto rischio assumersi, in che strumenti investire, che costi sostenere… le scelte sono numerose.
A prescindere da tutte queste scelte, i dati ci dicono che gli investitori rinunciano ad una fetta importante dei rendimenti degli strumenti che hanno scelto per investire.
Il gap comportamentale
Esistono 3 tipi di rendimenti:
il rendimento offerto dai mercati
il rendimento raccolto dagli strumenti che investono sui mercati
il rendimento ottenuto dagli investitori
La ricerca scientifica e l’analisi dei dati storici ci dicono che:
i rendimenti ottenuti dai gestori sono, in media, inferiori a quelli offerti dai mercati (vedasi report SPIVA di cui ho scritto QUI)
i rendimenti ottenuti dagli investitori sono, in media, inferiori a quelli ottenuti dagli strumenti in cui investono (che siano attivi o passivi)
Oggi ci concentreremo su questo secondo aspetto.
Immagina uno strumento finanziario che negli ultimi 10 anni ha ottenuto un rendimento medio del 10% all’anno. In questo caso stiamo parlando del rendimento dell’investimento.
Se tu avessi investito parte dei tuoi risparmi 10 anni fa in quello strumento e li avessi lasciati lì fermi per 10 anni senza aggiungere o togliere nulla, oggi quale sarebbe il tuo rendimento?
Non è una domanda trabocchetto.
Avresti ottenuto un rendimento del 10% all’anno per 10 anni.
Fantastico!
Purtroppo, nel mondo reale le cose molto raramente vanno in questo modo.
La realtà è che in pochi utilizzano strumenti d’investimento a lungo termine e li mantengono per molti anni (a lungo termine, appunto).
Sembra paradossale e in effetti è così.
Spesso i risparmiatori investono in strumenti a lungo termine solo per pochi anni e hanno la sfortunata abitudine di salire in massa sul carro del vincitore.
Mi spiego meglio, molto spesso gli investitori sono attirati dallo strumento, dal titolo, dal settore, dalla tendenza che è sulla bocca di tutti, che riempie i titoli dei giornali perché ha avuto ottimi rendimenti nel recente passato (titoli tecnologici, Bitcoin, meme stock, ecc).
Allo stesso modo l’investitore medio tende a disfarsi dello strumento che gli ha dato poche soddisfazioni o ha portato a delle perdite nel recente passato.
Insomma, gli investitori tendono a comprare ciò che è già salito di prezzo e a vendere ciò che è rimasto indietro o è sceso di prezzo.
Esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare: comprare basso e vendere alto.
Il problema è che ci facciamo abbagliare dalla prospettiva di veloci guadagni e preferiamo l’azione alla pazienza.
Mentre l’investimento ha reso il 10% all’anno negli ultimi 10 anni, l’investitore ha ottenuto molto meno.
La differenza tra il rendimento dell’investimento e quello per l’investitore sta nei suoi comportamenti.
Il tempismo sbagliato costa agli investitori un quinto del rendimento
La società Morningstar effettua annualmente uno studio per quantificare il “gap comportamentale” tra i rendimenti ottenuti da fondi ed ETF e quelli effettivamente portati a casa dagli investitori per il mercato americano e per alcuni mercati internazionali.
I numeri variano in base all’anno, al mercato e alla tipologia di strumento analizzato, ma le conclusioni sono sempre le medesime:
Gli investitori “rinunciano” ad una grossa fetta dei rendimenti generati dagli strumenti in cui investono a causa del tempismo con cui acquistano e vendono.
Sul mercato americano, nella decade conclusasi a dicembre 2022, gli strumenti analizzati (fondi ed ETF) hanno avuto un rendimento medio annuo del 7,7%.
Chi ha investito in quegli stessi strumenti ha ottenuto un rendimento del 6%.
Questo vuol dire che la scelta di quando comprare e vendere è costata agli investitori il 22% del rendimento complessivo, pari all’1,7% all’anno per 10 anni. Mica poco!
Lo studio ha evidenziato una differenza maggiore negli strumenti più volatili, in particolare gli azionari settoriali (Sector), tematici (Nontraditional) e alternativi (Alternative); e un gap minore negli strumenti bilanciati (Allocation).
La versione internazionale dello studio (Mind the Gap 2023 – Investor Returns Around the World) ha evidenziato che:
“i mercati con i divari più contenuti sono stati l'Australia e il Regno Unito, dove la consulenza finanziaria è più focalizzata sui portafogli complessivi degli investitori più che sui singoli prodotti. Al contrario, nei mercati in cui i fondi vengono più frequentemente “venduti, non acquistati”, come alcuni paesi europei, il comportamento degli investitori tende ad essere più controproducente”.
Mentre in Gran Bretagna e Australia il gap comportamentale è del 7%, in Lussemburgo e Irlanda (dove sono domiciliati la gran parte di fondi ed ETF utilizzati dagli investitori italiani) è molto maggiore: 27% e 18%.
“Questi due mercati servono una grossa fetta di piccoli investitori in luoghi dove domina il modello distributivo basato sulle retrocessioni che può portare a collocare i prodotti che garantiscono maggiori commissioni all’intermediario, anziché quelli che possono generare maggior valore per il cliente. In entrambi i domicili, una preoccupante fetta di rendimenti non ha mai raggiunto l’investitore finale”
Invece che concentrarsi sui prodotti, conviene concentrarsi sulle esigenze e sui comportamenti.
Questo vale tanto per gli investitori che per chi si occupa di consulenza in ambito finanziario.
Meglio la “consulenza agli investitori” della “consulenza agli investimenti”
CONCLUSIONI
Questi studi ci forniscono alcuni spunti utili per evitare di cadere vittima dell’emotività e adottare quindi comportamenti controproducenti.
Evita le mode: stai alla larga da strumenti molto specifici, costosi, volatili o con strategie complesse (che spesso sono gli strumenti con i costi maggiori).
Non seguire il gregge degli investitori e non lasciare che siano l’andamento dei prezzi e le tue emozioni a decidere i tuoi investimenti.
Prediligi la semplicità e adotta un metodo: definisci un’asset allocation in linea con i tuoi obiettivi e la tua tolleranza al rischio, utilizza pochi strumenti ampiamente diversificati, semplici e dai costi contenuti. E ribilancia regolarmente il tuo portafoglio.
Buona domenica!
Grazie per aver letto “Investire con Intelligenza”
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