Il portafoglio perfetto o la composizione ottimale di portafoglio non esistono. Quantomeno sono un’illusione.
A posteriori è piuttosto semplice definire quale sarebbe stata l’alchimia di azioni, obbligazioni, liquidità e beni reali che avrebbe fornito il miglior risultato in un determinato periodo di tempo.
Farlo per il futuro è cosa ben diversa.
L’asset allocation che adotterai non sarà mai perfetta, non sarà mai la migliore possibile.
Fortunatamente quello che devi fare non è trovare il portafoglio ideale.
La cosa che conta davvero è riuscire a definire un’asset allocation che ti permetta di rimanere fedele al tuo piano d’investimento tanto nei momenti positivi quanto (e soprattutto) in quelli negativi senza abbandonare la nave proprio durante una tempesta.
E’ quel portafoglio e insieme di regole che ti aiuta ad evitare di seguire il gregge degli investitori a caccia della moda del momento, di investire in strumenti che non comprendi a pieno e di vendere tutto proprio mentre i mercati stanno crollando.
Le specifiche classi di attività, strumenti e titoli in cui è suddiviso il tuo portafoglio hanno un’enorme importanza, ma mai quanto la tua capacità di affrontare i difficili momenti di mercato che inevitabilmente ti troverai ad incontrare senza farti prendere dal panico.
Per questo, la scelta di come comporre il tuo portafoglio d’investimenti e quanto rischio assumerti è cruciale per il tuo futuro finanziario.
Valutare la tua tolleranza al rischio, e quindi quanto rischio sei in grado di sopportare in condizione di stress dei mercati, è un compito quantomeno arduo e, viste le emozioni che sono inevitabilmente legate all’investire i tuoi risparmi, diventa ancora più difficile se lo fai da solo.
Di seguito trovi alcune considerazioni che ritengo utili per definire la tua propensione al rischio.
La tolleranza al rischio
Per poter definire la tua tolleranza al rischio è importante distinguere tra la tua capacità di sopportare il rischio finanziario, la tua volontà di assumerti il rischio e la tua necessità di assumerti rischio.
Le differenze tra questi tre aspetti sono di fondamentali importanza per arrivare ad una valutazione corretta della tua tolleranza al rischio e quindi ad una asset allocation efficace.
Capacità di sopportare il rischio
Misurare la capacità di sopportare dei rischi finanziari è un processo oggettivo. L’obiettivo è quello di capire quanta volatilità un portafoglio è in grado di sostenere senza mettere a rischio il raggiungimento dell’obiettivo per cui è stato creato. Ciò dipende da diversi fattori: l’orizzonte temporale dell’investimento, il tuo capitale umano, la tua situazione finanziaria, il tuo stile di vita, la tua capacità di risparmio e le tue esigenze di liquidità.
L’orizzonte temporale dell’obiettivo per cui stai investendo è il primo elemento da valutare. Se hai 30 anni e l’obiettivo del tuo investimento è integrare la tua pensione futura o ritirarti in anticipo / ridurre l’impegno lavorativo, hai un orizzonte di 30-40 anni. Se, invece, l’obiettivo è quello di creare un fondo per l’istruzione di tuo figlio di 5 anni, il tuo orizzonte sarà di 10-15 anni. Se, ancora, l’obiettivo con cui investi è mettere da parte un certo importo che ti servirà per aprire un’attività, fare la vacanza che hai sempre desiderato o cambiare l’auto, il tuo orizzonte sarà considerevolmente più breve, magari 3-5 anni.
Un orizzonte temporale più lungo ti permette di concentrarti su scelte d’investimento che prediligono la crescita e affrontare i cali con maggiore serenità perché non hai l’esigenza impellente di utilizzare le risorse investite e perché hai più tempo per recuperare eventuali perdite. Un orizzonte temporale breve, invece, ti obbliga a fare scelte che prediligono la stabilità e la protezione del capitale investito piuttosto che la sua crescita.
A parità di condizioni, all’aumentare dell’orizzonte temporale, aumenta la tua capacità di assumere dei rischi.
Il capitale umano di un investitore può essere visto come il suo potenziale di generare un reddito futuro, di produrre ricchezza. Sul capitale umano di un individuo incide in primis la sua età, ma anche la sua istruzione e le sue competenze. Maggiore è il tuo capitale umano e maggiore sarà la tua capacità di compensare volatilità e perdite finanziarie con le tue entrate future.
Un altro importante fattore da considerare è la solidità della tua situazione finanziaria. Quanto è elevato il patrimonio di cui disponi? Il tuo reddito (o quello della tua famiglia) dipende da una sola fonte o da diverse? Quanti impegni finanziari hai? Quanto pesano sul reddito famigliare? Hai persone che dipendono dal tuo reddito per vivere? Hai un fondo per le emergenze? A quante mensilità di spese ammonta?
Queste sono alcune delle domande da porti per valutare la solidità della tua situazione finanziaria. Più essa è solida e maggiore sarà la tua capacità di assumerti rischi finanziari perché minori saranno le probabilità di aver bisogno di disinvestire una parte dei tuoi risparmi per far fronte ad un imprevisto (la perdita del lavoro o l’impossibilità di lavorare per un periodo, la necessità di cambiare l’auto, una spesa non preventivata, ecc).
Lo stile di vita e la capacità di risparmio di un investitore hanno anch’esse un grande impatto sulla sua capacità di assumere rischi finanziari.
Sostenere uno stile di vita da 30.000 euro l’anno richiede molte meno risorse piuttosto che sostenerne uno da 90.000 euro l’anno. Allo stesso modo, maggiore è la tua capacità di risparmio (in valore assoluto e in relazione al reddito) e maggiore sarà la tua capacità di assumerti rischi finanziari. Se hai una capacità di risparmio di 20.000 euro l’anno, potrai far fronte a numerosi imprevisti senza dover attingere ai tuoi investimenti. Se invece la tua capacità di risparmio è di 2.000 euro l’anno, è più probabile che tu debba attingere ai tuoi risparmi per affrontare un’emergenza (questo è uno dei motivi per cui è così importante costituire e mantenere un fondo per le emergenze).
Infine devi considerare le tue necessità di liquidità. Il tuo stile di vita dipende dal reddito generato dai tuoi investimenti? Se sì, in che misura?
Immagina due investitori, entrambi devono finanziare le loro spese con un portafoglio di 3 milioni di euro, ma uno sostiene spese annue per 30.000 euro, mentre il secondo per 90.000 euro. Il primo dovrà attingere solo l’1% all’anno dal suo capitale, mentre il secondo il 3% (questa percentuale si definisce tasso di prelievo annuo o withdrawal rate).
Dover contare in modo significativo sui tuoi risparmi per mantenere il tuo stile di vita riduce le perdite che il tuo portafoglio può sopportare senza mettere a rischio la sua sostenibilità futura.
Volontà di assumere rischio
Valutare la tua volontà di assumere (e sopportare) rischi finanziari è molto più complicato ed è estremamente difficile farlo in autonomia perché è un processo soggettivo e a causa delle emozioni che gli alti e bassi dei mercati possono generare.
La volontà di correre rischi è determinata da quello che il giornalista finanziario Larry Swedroe chiama “il test dell’acidità di stomaco”. Poniti queste domande: ho la forza d’animo e la disciplina per restare fedele alla mia strategia di investimento predeterminata quando il gioco si fa duro? Riuscirò a godermi la vita e a non perdere il sonno preoccupandomi del mio portafoglio?
La volontà di assumere rischi finanziari è soggettiva perché il rischio ha numerose connotazioni e ha diversi significati per diverse persone.
Se chiediamo a 10 investitori cos’è per loro una “perdita significativa” otterremo numerose risposte diverse. Per qualcuno potrebbe essere il 5%, mentre per altri il 20% o il 40%.
E’ più “rischioso” subire una perdita temporanea del 10% o correre il rischio di non avere abbastanza risorse per ritirarti in anticipo da lavoro, per l’istruzione dei tuoi figli, per comprare la casa dei tuoi sogni, ecc?
E’ più rischioso un investimento molto volatile (il cui valore è molto “ballerino”) oppure un investimento che espone ad una piccola, magari piccolissima, probabilità di perdere l’intero capitale investito?
La volontà di assumere rischi finanziari ha inoltre una forte connotazione emotiva; e quando le emozioni prendono il sopravvento spesso la razionalità va a farsi benedire.
L’istinto di sopravvivenza che abbiamo sviluppato come esseri umani durante la nostra evoluzione ci rende inclini a compiere errori di giudizio. Ciò che aiuta a sopravvivere nella savana non è, purtroppo, altrettanto efficace nella giungla dei mercati.
Basti pensare al fatto che la propensione ad assumere rischi finanziari di norma si riduce dopo che i mercati hanno registrato rendimenti negativi e aumenta dopo periodi positivi. Esiste infatti una comprovata tendenza degli investitori a “inseguire i rendimenti”, ovvero investire in ciò che recentemente ha ottenuto buoni risultati (che sia il mercato azionario in generale, singole azioni “calde”, fondi particolarmente performanti, ecc).
Per valutare la volontà di assumere rischi trovo siano molto utili le precedenti esperienze e le scelte passate in momenti di stress dei mercati.
A meno che tu non abbia vissuto sulla tua pelle e i tuoi risparmi un crollo dei mercati, e quindi un significativo e duraturo calo del valore dei tuoi investimenti, è impossibile sapere come ti sentirai, cosa proverai e come reagirai quando succederà.
Perché posso assicurarti che prima o poi succederà!
A seconda dell’esposizione azionaria e, più in generale, a fattori di rischio finanziari, un portafoglio può subire cali più o meno profondi.
Il grafico seguente fornisce un’idea (approssimativa) di questa relazione;
nella parte sinistra trovi la massima perdita tollerabile e a destra la corrispondente massima esposizione azionaria.
E’ fondamentale tenere presente che una perdita del 10% su un investimento di 10mila euro ha un sapore e un impatto psicologico completamente diverso rispetto alla medesima perdita del 10%, ma su un investimento di 100 mila o 1 milione di euro.
I soldi si pesano, non si contano.
Necessità di assumere rischio
La necessità di assumersi il rischio è determinata dal tasso di rendimento richiesto per raggiungere i tuoi obiettivi finanziari. Maggiore è il rendimento necessario per raggiungere tali obiettivi, maggiore è il rischio azionario che dovrai assumerti.
Un aspetto fondamentale nel valutare la tua tolleranza al rischio complessiva è la distinguere tra bisogni e desideri finanziari. Tuttavia, quanto più sei lontano dalla capacità di provvedere a ciò che identifichi come i tuoi bisogni, tanto maggiore sarà il rischio che dovrai assumerti.
Rimanere ricchi richiede un approccio completamente diverso dal diventare ricchi
Sebbene, avere più soldi sia meglio che averne meno, ad un certo punto la maggior parte delle persone raggiunge uno stile di vita con cui si sente a proprio agio.
A quel punto, assumersi un rischio aggiuntivo per aumentare la propria ricchezza ha poco senso: il danno potenziale di un risultato negativo inaspettato supera di gran lunga qualsiasi beneficio ottenuto dall’aumento di ricchezza.
Rimanere “ricchi” richiede un approccio completamente diverso rispetto al diventare “ricchi”.
Ci si arricchisce lavorando sodo (o avendo la fortuna di ereditare la ricchezza) e assumendosi rischi (spesso elevati). Tuttavia, si rimane ricchi limitando i rischi e tenendo sotto controllo il proprio stile di vita.
La scelta della tua asset allocation, o una sua modifica, dovrebbe dipendere più dalla tua ricchezza che non dalla tua età.
Un trentenne o quarantenne con un patrimonio elevato ha una necessità di assumersi rischi estremamente inferiore ad un cinquantenne con poche migliaia di euro di risparmi.
Come definire la tua propensione al rischio complessiva?
Quando l’analisi della tua capacità, volontà e necessità di assumerti dei rischi porta alla stessa conclusione, la decisione sull’asset allocation è facile.
Tuttavia, spesso ci possono essere dei conflitti.
Ad esempio, potresti avere un’elevata capacità e volontà di correre rischi, ma poca necessità. In tal caso, la risposta è semplice: poiché l’utilità marginale della ricchezza è probabilmente bassa, la necessità di assumersi dei rischi dovrebbe dominare la tua decisione.
A volte le scelte sono più difficili.
In generale, consiglio di scegliere l’esposizione azionaria più bassa derivata dai tre test e quindi di adeguare di conseguenza i tuoi obiettivi.
Ad esempio, se ritieni di avere una necessità di assumerti rischi maggiore di quella suggerita dalla tua capacità o volontà, il tuo piano dovrebbe utilizzare l’esposizione al rischio inferiore rispetto a quella suggerita dalla capacità e dalla volontà di assumere rischi.
Altrimenti, quando i rischi si manifesteranno, sotto forma di un calo dei mercati finanziari o di eventi negativi nella tua vita come un divorzio, una malattia o la perdita del lavoro, il tuo piano fallirà e potresti non essere in grado di adattarti con successo al cambiamento delle circostanze.
L'alternativa è rivedere i tuoi obiettivi, risparmiare di più e/o pianificare di lavorare più a lungo.
Più opzioni hai a disposizione, maggiore è il rischio che puoi correre.
Conclusione
Le considerazioni da fare per valutare correttamente la tua tolleranza al rischio sono numerose e richiedono grande attenzione vista l’importanza che essa ha per il futuro dei tuoi investimenti.
Capacità, volontà e necessità di assumere (e sopportare) il rischio finanziario sono tre caratteristiche ben distinte e come tali vanno valutate e considerate separatamente al fine di definire la tua asset allocation.
Sono le vicende personali e il modificarsi di esigenze ed obiettivi d’investimento a portare ad una variazione della tolleranza al rischio, mentre spesso mi capita di osservare come la principale molla che spinge un investitore a cambiare la sua propensione al rischio e di conseguenza la composizione dei suoi investimenti siano le bizze dei mercati.
Il “portafoglio perfetto” non conta se non sei in grado di mantenerlo nel tempo
Buona domenica!
Grazie per aver letto “Investire con Intelligenza”
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